venerdì 25 marzo 2016

Non piangere, non soffro più

26 marzo 1937. Venerdì [Santo].
Fin dal mattino ho provato nel mio corpo lo strazio delle Sue cinque Piaghe. Questa sofferenza è durata fino alle tre. Benché all'esterno non ci sia alcuna traccia, tuttavia queste torture non sono meno dolorose. Sono lieta che Gesù mi difenda dagli sguardi della gente. Alle undici Gesù mi ha detto: «O Mia Vittima, Tu sei un refrigerio per il Mio Cuore martoriato». Dopo queste parole pensavo che il mio cuore prendesse fuoco. E m'introdusse in un'intima unione con Lui, ed il mio cuore si sposò col Suo Cuore in modo amoroso, sentivo i Suoi più deboli palpiti ed Egli i miei. Il fuoco provocato dal mio amore venne unito all'ardore del Suo amore eterno. Questa grazia supera per la sua enormità tutte le altre. La Sua Essenza Trina mi avvolse totalmente e fui tutta immersa in Lui. In un certo senso la mia piccolezza si scontrò col Sovrano immortale. 
Fui immersa in un amore inconcepibile e in un inconcepibile tormento, a causa della Sua Passione. Tutto ciò che riguardava il Suo Essere, si comunicava anche a me. Gesù mi aveva fatto conoscere e pregustare questa grazia, ma oggi me l'ha concessa. Non avrei osato nemmeno sognare una simile grazia. Il mio cuore è come in una continua estasi, sebbene all'esterno nulla m'impedisca di trattare col prossimo e di sbrigare varie faccende.