sabato 27 giugno 2020

La chiamata di Gesù Misericordioso

Fin dall'età di sette anni avvertii la suprema chiamata di Dio, la grazia della vocazione alla vita religiosa. A sette anni intesi per la prima volta la voce di Dio nella mia anima, cioè la chiamata ad una vita più perfetta, ma non sempre ubbidii alla voce della grazia. Non incontrai nessuno che mi chiarisse queste cose.
Diciottesimo anno di vita; insistente richiesta ai genitori del permesso di entrare in convento; rifiuto categorico dei genitori. Dopo tale rifiuto mi diedi alle vanità della vita, non rivolgendo alcuna attenzione alla voce della grazia, sebbene l'anima mia non trovasse soddisfazione in nulla. 
Il richiamo continuo della grazia era per me un gran tormento, però cercavo di soffocarlo con i passatempi. Evitavo d'incontrarmi con Dio intimamente e con tutta l'anima mi rivolgevo verso le creature. Ma fu la grazia di Dio ad avere il sopravvento nella mia anima. 
Una volta ero andata ad un ballo con una delle mie sorelle. Quando tutti si divertivano moltissimo, l'anima mia cominciò a provare intimi tormenti. Al momento in cui cominciai a ballare, scorsi improvvisamente Gesù accanto a me, Gesù flagellato, spogliato delle vesti, tutto coperto di ferite, che mi disse queste parole: «Quanto tempo ancora ti dovrò sopportare? Fino a quando mi ingannerai?»
All'istante si spense l'allegro suono della musica; scomparve dalla mia vista la compagnia in cui mi trovavo. 
Rimanemmo soli Gesù e io. 
Mi sedetti accanto alla mia cara sorella, facendo passare per un mal di testa quanto era accaduto dentro di me. Poco dopo abbandonai la compagnia e la sorella senza farmi scorgere e andai nella cattedrale di S. Stanislao Kostka. Era quasi buio. Nella cattedrale c'erano poche persone. Senza badare affatto a quanto accadeva intorno, mi prostrai, le braccia stese, davanti al SS.mo Sacramento e chiesi al Signore che si degnasse di farmi conoscere ciò che dovevo fare. Udii allora queste parole: «Parti immediatamente per Varsavia; là entrerai in convento».

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